Un bel sorriso è una questione di perfezione?
Sembra proprio che questa nostra civiltà occidentale sia tutta proiettata sull’immagine, sull’estetica intesa come bellezza e giovinezza. Si sbandiera anche la creatività e l’immaginazione, ma molto – se andiamo a ben guardare – è al servizio del marketing e della produttività. Se osservo le immagini prodotte (sia fotografie sia video) quello che vedo è una gran professionalità, in cui però scarseggia una vera creatività. La ripetizione di queste perfette professionalità annebbia le possibilità di una vera bellezza. Ho conservato un biglietto di una pizzeria su cui è scritto “La bellezza non sta nella perfezione, ma nell’unicità”. La perfezione, nell’era dell’immagine digitale, è anche ripetibile abbastanza facilmente; l’unicità non è ripetibile e non consente dunque di fare marketing, il cui scopo è soprattutto vendere in grandi quantità, e magari al prezzo più alto possibile. La modernità, sofisticata ingegneria, sembra una morte programmata dell’immaginazione.
L’immaginazione non rinuncia alla “imperfezione”, che consente l’unicità e dunque crea la vera bellezza. L’artista crea tale bellezza. Un artista, per esempio un pittore, quante opere sue può aver distrutto perché nella sua anima non esprimevano l’unicum che voleva comunicare? E’ purtroppo vero che non sono pochi gli artisti che dalla loro arte non ricavarono sostentamenti e, scarsa consolazione per loro, furono rivalutati solo da morti.
Che c’entra tutto questo con i denti?
E’ indubitabile che un bel sorriso dona bellezza e vita! E può anche fare la fortuna di chi lo possiede (ricerche dimostrano che esseri umani belli hanno statisticamente più possibilità di avere successo nella vita). Però quante volte abbiamo visto attrici americane con un sorriso … standard? Torno alla “perfezione” di cui dicevo sopra. Una perfezione tecnologica, ingegnerizzata, può annoiare. Non corrisponde necessariamente alla bellezza.
Il sorriso è poi incorniciato dalle labbra e da tutto il viso: penso che una nota di unicità, una “imperfezione” come ad esempio un solo incisivo superiore leggermente ruotato possa sottolineare e illuminare un viso, cosa che una dentatura perfettamente lineare non potrebbe altrettanto fare.
Ricordo un uomo giovane (trentenne?) che mi fu mandato da un mio caro amico, entrambi attori. Questo giovane era lanciato in programmi televisivi, tipo quelli di mezzogiorno, in cui si esalta l’arte culinaria. Venne da me per un problema estetico: aveva due importanti incisivi superiori centrali, quasi delle lunghe pale da castoro. Si lamentava che, nelle inquadrature ravvicinate della telecamera, questi incisivi “sparassero” invadendo prepotentemente tutta l’immagine del suo viso, guastandone l’estetica. Da notare che, per il resto, era proprio un bel giovane.
La sua richiesta fu “Mi puoi accorciare questi due incisivi portandoli sulla stessa linea degli incisivi laterali?”.
Osservai il suo sorriso incorniciato dalle labbra e dal viso, osservai tutti i denti anteriori da canino a canino, sia superiori sia inferiori e giunsi rapidamente alla conclusione che la sua richiesta era sbagliata e glielo dissi. Me ne chiese il perché. Gli diedi uno specchio e gli feci osservare che aveva anche quattro grandi canini, importanti. Gli dissi che, se avessi accontentato la sua richiesta, gli avrei rovinato il sorriso: mentre ora l’attenzione era catturata dalle “pale da castoro”, se le avessi ridotte come mi chiedeva, sarebbero risaltati tutti i quattro canini dandogli un aspetto quasi da vampiro!
Appariva perplesso, e mi chiese “Ma non puoi fare nulla per migliorarmi l’estetica? Come posso risolvere per le telecamere?”. Gli dissi che un piccolo accorciamento degli incisivi poteva armonizzare l’estetica, ma senza pareggiare incisivi centrali con i laterali. Era bene lasciare almeno una parte dell’importante visibilità agli incisivi centrali, affinché distogliessero l’attenzione dai quattro grandi canini. Specchiandosi, non riusciva a visualizzare la nuova immagine che gli proponevo. Allora presi un pennarello vetrografico nero e dipinsi l’ultimo millimetro del margine incisale, di modo che, sullo sfondo della gola in ombra, i due incisivi centrali sembrassero già accorciati. Lo feci rispecchiare e concordò che così il sorriso appariva più armonico, bello.
Poi, per dimostrargli la validità di quel che avevo detto, finii di annerirgli un altro buon millimetro del margine incisale delle “pale da castoro” portandole alla stessa lunghezza degli incisivi laterali. Diedi ancora lo specchio al paziente che orripilò vedendo come ora “sparavano” in primo piano tutti i quattro canini, dando alla sua dentatura un aspetto da “carnivoro” vampiresco!
Convinto il paziente, tolsi tutto il nero dai suoi incisivi centrali e iniziai a scorciare quanto basta, per ottenere l’armonia estetica che avevo suggerito. Nel farlo lasciai in mano al paziente lo specchio grande, affinché potesse seguire la modifica e dirmi se, a suo gusto, avevo raggiunto il giusto. Il risultato fu vantaggioso e bello. Il paziente andò via soddisfatto e il problema di inquadratura del viso di fronte alle telecamere fu risolto: incontrai molto tempo dopo l’attore che mi riconfermò la sua soddisfazione.
L’operazione in questione fu molto facile poiché non implicava spostamento o rimaneggiamento di denti che potessero interferire con la buona funzione della dentatura, cioè per prima la masticazione (ma non solo). Esistono altre situazioni, più complesse, in cui per migliorare l’estetica del sorriso si può rischiare di peggiorare la funzione (vuoi della masticazione, vuoi della deglutizione, vuoi della respirazione): la mia considerazione sovrana è che pur di guadagnare più estetica non si deve penalizzare la buona funzione. In presenza di un tale rischio è preferibile mantenere una buona funzione, anche se l’estetica non è perfetta. Certo l’estetica muove anche da considerazioni molto personali: un detto latino recita “De gustibus non est disputandum (Sulla diversità dei gusti non può esserci diatriba: ognuno, cioè, ha diritto al suo gusto estetico)”.
Assodato questo, professionalmente non sono affatto disposto a modificare l’estetica di un paziente se tale modifica rischia di peggiorare la sua buona funzione. La buona funzione della bocca è molto connessa a una armonica proporzione delle arcate dentali; se manca è probabile, ma NON certo, che ci sia anche una situazione disfunzionale. La presenza di quest’ultima andrà indagata con un attento esame clinico occlusale e gnatologico, eventualmente accompagnato da indagini strumentali (come la Kinesiografia mandibolare computerizzata o anche un esame elettromiografico di superfice) che possano integrare l’esame clinico.
In linea di massima la buona estetica e la buona funzione vanno a braccetto; ma il diavolo mette la coda nei dettagli. E i dettagli di cui parlo possono misurare anche solo 20 micron (in un millimetro ci sono 1000 micron; il diametro medio di un capello è di 90 micron). Nessun tipo di ortodonzia è in grado di controllare una misura di 20 micron: ecco perché spesso è buona cosa effettuare un Molaggio Sensoriale Dinamico, dove opero sottili rimodulazioni da 12-15 micron, ridonando una ottimale funzione di masticazione e di deglutizione. Questa funzionalizzazione assai delicata (beneficamente avvertita dal paziente) dona l’ottimizzazione delle funzioni e la loro simmetria di forza.
Il buon senso invita a una realistica armonia. Ottimizzare il benessere con la corretta ridistribuzione delle forze occlusali statiche (Deglutizione) e dinamiche (Masticazione) accentuando fin dove possibile la bellezza. “La bellezza non sta nella perfezione, ma nell’unicità”.