Le cause della piorrea
Parodontopatia o paradentosi o piorrea, sono nomi diversi per indicare una stessa patologia. Il termine “piorrea” è desueto come termine tecnico, ma spesso tuttora utilizzato dai profani.
Molti pazienti sono convinti che, avendo avuto dei genitori affetti da piorrea, debbano aver ereditato una predisposizione alla malattia e che sia inesorabile che anch’essi ne siano affetti. E’ un pensiero sbagliato: la genetica ha ben poca parte, e forse proprio nessuna, nell’insorgere della piorrea.
Al di la del nome, è una malattia ritenuta di origine batterica. Questo è il motivo per cui sono molto importanti sia l’igiene domestica con un efficace uso di spazzolino dentale, filo interdentale, scovolino (solo quando la gengiva tra un dente e l’altro si sia ritirata aprendo uno spazio dove lo scovolino possa passare senza ferirsi), sia l’igiene professionale che possiamo richiedere allo studio dentistico (detartrasi, cioè eliminazione del tartaro superficiale, e levigature radicolari, cioè l’eliminazione di tartaro e placca batterica presente nelle tasche gengivali se presenti).
1) Oltre ai batteri che infiammano gengive e parodonto, vanno però considerati altre tre cause reali.
2) Le condizioni di salute generale, in particolare del tubo digerente (di cui la bocca è il primo tratto). Se la nostra alimentazione è qualitativamente scadente o eccessiva o scarsa (esempio storico è la carenza di vitamina C di cui soffrivano i marinai per lunghi mesi di navigazione, in cui non avevano verdure e frutta di cui nutrirsi, per cui sanguinavano le gengive e perdevano i denti), creiamo delle condizioni intestinali negative che favoriscono il riprodursi di specie batteriche dannose; queste liberano sostanze tossiche che aggravano il nostro sistema immunitario che potrà fornire minori difese alle gengive e al parodonto (quello che regge il dente nell’osso alveolare di mascellare e mandibola). Tieni presente che anche le gengive sono degli emuntori, liberano cioè sostanze tossiche: per cui sanguinamento e anche gemizio purulento possono ben essere i segnalatori della esplulsione di tossici da tutto l’organismo; ed è chiaro che in tale evenienza l’igiene orale, pur ben praticata quotidianamente, può essere insufficiente. In tal caso si deve agire a livello alimentare e correggere opportunamente la dieta.
3) E’ da molto tempo dimostrato che una occlusione sbilanciata fa aumentare la perdita di osso alveolare, là dove sia presente una malattia parodontale (o piorrea); è dunque molto importante, insieme a tutte le misure d’igiene sopra descritte, ripristinare una occlusione ben funzionante: non solo rimettendo protesicamente denti che manchino, ma anche riequilibrando tutti i contatti interdentali. Il ripristino occlusale otterrà anche di ridurre i danni all’osso alveolare.
4) Esistono poi (pseudo-)tasche gengivali, la cui origine è primariamente dovuta a uno sbilanciamento occlusale con scarico di forze anomale distruttive sul parodonto; e anche qui i batteri trovano un micro-ambiente favorevole per riprodursi causando secondariamente infiammazione, sanguinamento e ancora perdita d’osso. In questo quarto caso il ripristino di buone forze occlusali (con ortodonzia se indicata, con ricostruzione di vuoti tramite compositi o protesi, con molaggio sensoriale dinamico) riesce a interrompere i danni e spesso a consentire il ricostituirsi dell’osso che era andato distrutto dalle errate forze occlusali; questa ricostruzione non avviene invece in presenza di una vera malattia parodontale.
Come si vede ci sono quattro ordini di fattori ben capaci di sostenere e aggravare una parodontopatia (o piorrea); e possono essere singolarmente presenti o anche tutti insieme. Sarà perciò necessaria una approfondita indagine sulle abitudini di igiene orale, sulle abitudini alimentari, sulle condizioni di salute generale e sulla presenza di errate forze occlusali, per focalizzarsi sul/sui trattamento/i da progettare e condurre.
E’ bene non trascurare l’igiene e i controlli dal dentista ogni 6 mesi (questa è una raccomandazione dell’OMS). Perdere denti oggi è meno frequente, ma chi si trascura molto rischio di restare senza denti e anche con le ossa basali con scarso osso alveolare; mentre un osso alveolare più intatto aiuterebbe a stabilizzare meglio una protesi totale a solo appoggio gengivale (la cosidetta “dentiera”).