Quali le cause dei problemi alla Postura?
Gli studi sulla Postura Generale del nostro organismo hanno molti decenni alle spalle. Tuttavia non esiste, a termini di Legge, un sanitario che sia “Posturologo”, e sono molte le figure professionali sanitarie che se ne possono occupare: sanitari “posturo_consapevoli”, ognuno consapevole che, nel suo campo di specializzazione, una postura scorretta può necessitare di opportuno trattamento; e magari in collaborazione con colleghi di altre specialità. Si può avere un problema di postura, come un dolore alla schiena per diverse cause: ad esempio, occhi che non funzionano del tutto bene (allora occorrerà un’accurata visita da un Optometrista) oppure un’occlusione disfunzionale (e allora sarà un odontoiatra gnatologo posturologo a dovere fare la sua accurata visita). Se il paziente debba recarsi da un sanitario o da un altro dipenderà dal consiglio che potrà avere da un fisiatra posturologo o da un ortopedico posturologo o da un osteopata posturologo. o da un odontoiatra posturologo. Ognuno di questi sanitari “posturo_consapevoli” dovrebbe saper intuire che il problema di postura possa essere in relazione, anche o solamente, a campi di specializzazione diversi dal suo.
Qui voglio ricordare, in un unico aneddoto, un’esperienza che decenni fa (quando non avevo ancora approfondito conoscenze di postura) mi trovai diverse volte a vivere professionalmente.
Dopo aver ricostruito un dente con un composito bianco, lo scolpivo e funzionalizzavo finché il paziente mi confermava che lo sentiva bene, che non lo percepiva alto o che non ci fosse altro che mi volesse dire. Il paziente sciacquava e faceva dei movimenti di battuta, magari strofinava i denti, e dopo queste verifiche mi confermava “Tutto bene, dottore”. Allora liberavo il paziente dalla poltrona, mentre l’assistente “sparecchiava” tutto lo strumentario utilizzato per deporlo nel tinello, per l’avvio a tutto il ciclo di sterilizzazione previsto.
Più di una volta accadeva questa scena: il paziente, si alzava ringraziandomi, allungava la mano per recuperare il suo soprabito, faceva due passi per uscire, al terzo si voltava e mi diceva “Dottore, mi devo essere sbagliato, c’è qualcosa che ancora non va per come chiudo i denti: le spiace ricontrollare?”. Richiesta del tutto legittima e innocente; anche se fastidiosa per lo studio, perché si trattava di “riapparecchiare” il vassoio operativo con nuovi ferri sterili (visto che quelli del paziente erano ormai contaminati perché accatastati nel tinello).
Al principio ero un po’ stizzito dal ripetersi di episodi similari. Mi dicevo “Possibile che ci siano dei pazienti così distratti da darmi prima un’informazione e poi, fatti neppure tre passi, di dirmi l’esatto contrario?”. Finché mi si accese la lampadina sul “… fatti neppure tre passi” che avevano una chiarissima valenza: il paziente, seduto da tre quarti d’ora in poltrona, aveva perso il contatto – attraverso i suoi piedi – con la forza di gravità della Madre Terra. Quel contatto immediatamente (due passi e mezzo!) resettava le percezioni ANCHE DENTALI: e, se esse non si accordavano con la globalità della postura, GIUSTAMENTE il paziente me lo segnalava. Non viviamo seduti sulla poltrona del dentista!
Compresa la faccenda, da allora, quando il paziente siede per tempi un po’ lunghi per il trattamento del suo caso, lo faccio alzare e camminare per breve; e gli richiedo se sente ancora una buona chiusura, come mi ha detto da seduto. In genere la risposta è sì, qualche volta c’è qualcosa che non va e – l’assistente NON ha ancora “sparecchiato” nulla – allora si risiede o finalizzo con un ultimo ritocco occlusale.